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21/03/2023
21/03/2023
DIVERSI MA INSIEME: GLI ASSISTENTI SOCIALI DI ASST CREMONA SI RACCONTANO
"Rispettare la diversità attraverso un'azione sociale comune". Questo lo slogan della Giornata Mondiale del Servizio Sociale - che si celebra oggi 21 marzo 2023 – che riassume il ruolo delicato e insostituibile degli assistenti sociali, professionisti che lavorano anche all’interno dell’Asst di Cremona e si prendono cura quotidianamente di situazioni di fragilità, spesso ad alta complessità.
Il servizio sociale aziendale può contare su 16 professionisti che lavorano all’interno degli Ospedali di Cremona e Oglio Po, nei consultori familiari, nei Centro Psico Sociali (CPS) e Servizi Dipendenze (SerD) territoriali, in Neuropsichiatria Infantile e nella Casa Circondariale di Cremona. Numerosi i percorsi e i progetti in cui sono coinvolti, ad esempio: dimissioni protette, genitorialità, supporto alle fragilità psichiche, sostegno alle famiglie con minori disabili, aiuto nei percorsi di riabilitazione dalle dipendenze, protezione e tutela giuridica.
«Diversi ma insieme, considerando tutti e tutto, nessuno escluso». Come sottolinea Gianmario Pedretti (Dirigente delle professioni sanitarie e sociosanitarie del polo territoriale), l’attività degli assistenti sociali «si svolge in stretta sinergia con il personale sanitario, i servizi territoriali ed il terzo settore. Lavorano in un'ottica di rete e di prossimità, al fine di costruire progetti di salute centrati sui bisogni e risorse della persona».
CRESCE IL BISOGNO DI ASSISTENZA
La presenza capillare del servizio sociale risponde ad un crescente bisogno di assistenza riscontrato su scala territoriale. I dati lo confermano: nell’arco del 2022 il servizio sociale dell’Asst di Cremona ha ricevuto dal servizio Dimissioni Protette 2350 segnalazioni di pazienti fragili, di cui 35 afferenti all’area materno-infantile. A queste si aggiungono 36 richieste di nomina di assistente di sostegno in urgenza sanitaria.
«Questo tipo di utenza e di richiesta è decisamente aumentata nel corso degli ultimi anni - commenta Pedretti – perché è cresciuto il livello di complessità sociosanitaria dei nuclei familiari a carico del servizio. Si tratta in prevalenza di persone sole e in contesti di precarietà economica, correlata agli effetti sul lungo termine della pandemia. Ciò trova riscontro nell’evoluzione sociodemografica del nostro territorio, sempre più caratterizzata dalla presenza di persone over 75, spesso senza una rete di supporto familiare o solidale». A questo si aggiungono le fragilità emerse nell’ambito della salute mentale e delle dipendenze (SerD) che in fase post pandemica ha rimarcato un netto aumento degli accessi (ad oggi +17% rispetto al 2022), soprattutto tra gli adolescenti e tra gli anziani.
“È UN LAVORO DI CURA”
Come spiega Manuel Paletti, assistente sociale del Servizio Dipendenze di Cremona, «Il nostro compito è sostenere e accompagnare le persone in momenti di fragilità e difficoltà, con l’obiettivo di prevenire, ove possibile, situazioni di criticità. È un lavoro di cura: l’assistente sociale non si sostituisce alla persona, ma la affianca per aiutarla a sviluppare al meglio il proprio potenziale, nel rispetto dei diritti civili, politici, economici e sociali, delle diversità e delle possibilità di determinare la propria direzione, o cambiare strada».
Per Manuel «Questa professione offre una crescita continua – commenta – ogni storia è diversa e ogni esperienza è un’occasione per imparare qualcosa di nuovo. Per fare questo lavoro è necessario essere professionisti molto preparati, in grado di affrontare le complessità della società in cui ci muoviamo e dei bisogni che incontriamo».
Tra le attività in capo agli assistenti sociali del SerD, c’è il servizio di supporto psicosociale e reinserimento rivolto ai detenuti della casa circondariale di Cremona: «Alla base di questo - aggiunge Manuel - c’è l’idea che a fronte di uno sbaglio, la persona possa avere anche l’opportunità di lavorare su sé stessa e riparare la frattura creata con la società. In collaborazione con psicologi ed educatori, cerchiamo di costruire con loro un percorso individuale utile a ritrovare il proprio spazio e la propria direzione orientata al mondo. La responsabilità personale non è un punto di partenza ma un punto di arrivo, da costruire man mano».
“L’ACCOGLIENZA È LA PRIMA COSA”
Aurelia D’Avola, da tre anni assistente sociale presso il Consultorio di Casalmaggiore, ha scelto questa professione oltre 25 anni fa. «Ciò che mi piace è l’idea di aiutare gli altri – afferma - Costruire una rete per rispondere alle richieste che arrivano dall’utenza, in genere molto complesse. Le collaborazioni create all’esterno del consultorio sono parte di questa attività, che si rivolge tanto ai singoli quanto ai nuclei familiari».
Negli ultimi anni la professione ha vissuto un profondo cambiamento, soprattutto su impulso dell’emergenza sanitaria: «Forse dal punto di vista sanitario la pandemia ha davvero allentato la presa – prosegue Aurelia – Ma dal punto di vista sociale e sociosanitario stiamo raccogliendo tantissime segnalazioni, soprattutto relative agli adolescenti e alle famiglie. L’accoglienza è la prima cosa: uno dei principi del servizio sociale è l’autodeterminazione, ovvero la capacità della persona di prendere consapevolezza di sé per rispondere al bisogno che porta alla nostra attenzione. Il nostro compito è essere presenti e accompagnarli nelle loro scelte».

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20/03/2023
17/03/2023
TRAUMATOLOGIA: ALL’OSPEDALE DI CREMONA LA FORMAZIONE È “MOBILE”
Venerdì pomeriggio l’ospedale di Cremona è diventato sede privilegiata per una suggestiva formazione sul campo, a bordo dei truck didattici del centro di Training Mobile di Traumatologia Stryker (MEC). Organizzata in collaborazione con l’Ortopedia e Traumatologia di Cremona diretta da Erika Maria Viola, la demo educazionale rientra nell’ambito di un tour formativo organizzato in tutta Europa, che ora fa tappa a Cremona, tra le prime città italiane ad essere coinvolta.
Aperta agli ospedali di Cremona, Oglio Po, Brescia e Mantova, l’iniziativa ha coinvolto circa sessanta persone: oltre a chirurghi ortopedici, specializzandi, strumentisti, hanno partecipato venti studenti di Scienze Infermieristiche. Nel truck didattico parcheggiato all’esterno dell’ospedale è stata allestita una “sala operatoria” dotata di strumentazioni all’avanguardia, dove dopo una prima formazione teorica i partecipanti hanno potuto mettere in pratica quanto appreso.
IL PRESENTE E IL FUTURO DELLA TRAUMATOLOGIA
Cremona si colloca così in un percorso che coinvolge i migliori specialisti della traumatologia in dimostrazioni operative con tecnologie di nuova generazione. «Questa esperienza formativa illustra il presente e il futuro della traumatologia – commenta Viola – È un’occasione per sviluppare le proprie competenze e abilità attraverso simulazioni estremamente realistiche, che consentono di esercitare con maggiore sicurezza in sala operatoria».
Come spiega Viola, «quando si ha a che fare con la traumatologia occorre considerare una serie di varianti intraoperatorie, che possono incidere sensibilmente sulla pianificazione dell’intervento. Le nuove tecnologie a disposizione permettono di intervenire in modo più preciso e sicuro sul singolo segmento. Questo permette di semplificare il lavoro e anticipare eventuali imprevisti o complicanze. Mai come ora, la tecnologia è un importante alleato, che ci consente di migliorare le modalità d’intervento e di cura, a vantaggio del paziente».

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18/03/2023
17/03/2023
GIORNATA PER LE VITTIME DEL COVID: LA CURA PASSA ATTRAVERSO “GLI OCCHI”
Trenta ritratti, uno per ogni persona che ha condiviso con lei i giorni della pandemia. Attraverso l’arte, Bianca Minerva Giuranna, infermiera della Cardiologia di Cremona, ha trovato il modo di affrontare il dramma rendendo omaggio ai colleghi che con lei hanno vissuto i momenti più duri dell’emergenza sanitaria. Dei volti si distingue solo lo sguardo, l’unico appiglio per rimanere umani e non perdere il contatto.
Nel suo album da disegno compaiono medici, infermieri, operatori sanitari, compreso il personale che ogni giorno si occupava delle pulizie. Presenze silenziose, testimoni di ciò che accadeva in ospedale fra il 2020 e il 2021, diventano il simbolo universale di una storia condivisa e difficile da dimenticare.
È stata Manuela Besanzini, all’epoca coordinatrice infermieristica della Cardiologia (oggi lavora in Terapia Intensiva) a raccogliere la prima testimonianza di Bianca e a condividerla con l’ufficio Comunicazione e relazioni esterne dell’Asst di Cremona. Ed ecco una storia inedita e profonda da raccontare in occasione della Giornata nazionale per le vittime del Covid-19, perché la memoria si rinnova nel presente attraverso i piccoli gesti di vita quotidiana.
“AVEVAMO PAURA DELLE PAROLE”
Pastello su carta, Bianca ha ritratto fedelmente i lineamenti dei colleghi e delle persone che incontrava ogni giorno in corsia, lasciando agli sguardi il compito di raccontare ciò che non si riusciva a dire. «Avevamo tutti paura – racconta l’infermiera - Paura delle parole. Si sapeva così poco della nuova malattia. Parlare portava con sé il rischio di trasmettersi il virus». In reparto il silenzio prende il sopravvento: «Abbiamo imparato a comunicare con gli occhi, l’unica parte scoperta, ciò che rimaneva delle persone nascoste dietro mascherine, cuffie e occhiali di protezione».
Da qui prende forma l’idea di restituire un volto ai colleghi e alle tante persone che con lei stavano attraversando quel periodo drammatico: «Ho chiesto loro una foto, che a casa trasformavo in un ritratto. Disegnavo la sera, dopo il turno di lavoro. Era il mio modo per decomprimere la tensione, per elaborare tutto ciò che stava accadendo. Ho cercato di restituire loro un volto, di far uscire la bellezza delle persone».
DARE UN SENSO A CIÒ CHE ACCADE
Come sottolinea Bianca, «Questa pandemia ha colpito tutti, senza sconti né distinzioni». I primi disegni sono sul tono dell’azzurro, fino a virare in modo più deciso verso il verde e ad aggiungere una sfumatura rossa, in un accenno al tricolore. Quando li hanno visti, le persone ritratte si sono riconosciute subito: qualcuno ha sorriso, qualcuno si è commosso, altri hanno avuto bisogno di prendere le distanze da quelle immagini, per il dolore che portavano con sé.
«Riguardando i ritratti a distanza di tempo sembra tutto lontano, quasi surreale», commenta Bianca. «Via via ci siamo spogliati dagli strati, siamo tornati ad una sorta di normalità, ma alcune cose non si possono superare». Per questo ha deciso di continuare a disegnare: «Che sia musica o pittura, l’arte ha il potere di curare, di metterci in connessione e dare un senso a ciò che accade. A me ha permesso di affrontare le giornate, di elaborare il dolore per andare oltre. È il mio omaggio ai miei colleghi che non si sono arresi, nonostante tutto».
RICONOSCERSI IN UNO SGUARDO
«Vedere per la prima volta i ritratti realizzati da Bianca è stato emozionante», ricorda Manuela Besanzini, ex coordinatrice della Cardiologia. «I disegni si focalizzano sugli occhi, che erano l’unica parte riconoscibile di noi. Alcuni operatori sanitari dell’équipe hanno scelto di mettere il proprio ritratto come immagine di profilo di Whatsapp, quando era l’unico modo di restare connessi al mondo». Un modo per sentirsi più vicini, per ritrovarsi.
«Questi ritratti rappresentano uno dei modi possibili e profondi di entrare in sintonia con gli altri, per questo Bianca continua a disegnare anche se il peggio è passato», aggiunge Livia Cornale, la nuova caposala. «Lavoro in Cardiologia dal luglio 2021, il mio è l’ultimo ritratto aggiunto alla serie. Questo mi fa sentire parte dell’équipe, anche se non abbiamo condiviso i mesi della pandemia. Mi colpisce l’espressività dei disegni, comune a tutti. Come se sapessero parlare, rappresentare il passato e il presente…Sembra di rivederci, di rivedere tutto».
«Il gesto di Bianca è segno di una sensibilità profonda», commenta Gian Battista Danzi, direttore della Cardiologia. «L’ha fatto con passione, in modo genuino, come se disegnare fosse un modo per cercare di sopravvivere a quella situazione. Le sue opere sono una fotografia indiretta di una situazione che oggi sembra distante, ma è stata la dimostrazione della nostra impotenza di fronte a ciò che stava accadendo. Come molti colleghi cerco di allontanare quel ricordo, ma rivedere questi disegni è un modo più dolce per affrontare qualcosa che ancora non abbiamo superato».

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17/03/2023
17/03/2023
L’OGLIO PO È UN CENTRO DI CHIRURGIA DELLA MANO
La Società italiana di chirurgia della mano (SICM) ha riconosciuto l’Ospedale Oglio Po come undicesimo centro specializzato di chirurgia della mano della Lombardia, la regione italiana con il maggior numero di centri certificati.
Tradotto nella pratica, significa che la struttura complessa di Ortopedia e traumatologia diretta da Alessio Pedrazzini risponde a tutti i parametri per essere definita un centro di chirurgia della mano nazionale, a cui ci si può affidare per la qualità dei trattamenti e la professionalità degli operatori.
I criteri di valutazione adottati dalla Sicm sono essenzialmente tre: organizzazione e dotazioni strutturali, competenza per esperienza, competenza culturale.
«Questo importante riconoscimento nazionale – spiega Pedrazzini - si basa sulla casistica operatoria e sulla complessità dei trattamenti eseguiti. A questo si aggiunge un altro requisito obbligatorio, che comprende sia il numero delle pubblicazioni scientifiche sia i corsi di formazione e le lezioni tenute. Va ricordato che, da ormai sette anni, l’Oglio Po è sede di insegnamento universitario in collaborazione con la Scuola di specializzazione di ortopedia dell’Università degli studi di Parma. Un’attività che ha portato valore».
«Il raggiungimento di un simile risultato è dovuto senza dubbio al lavoro di un’équipe allargata e multidisciplinare, fatta da ortopedici, anestesisti, infermieri di sala operatoria, di reparto e gessisti», precisa Pedrazzini. Ed è a loro che il direttore generale dell’ASST di Cremona Giuseppe Rossi rivolge il suo ringraziamento: «Sono grato a tutti i professionisti che con competenza e capacità organizzativa hanno contribuito a far crescere l’Oglio Po, al punto di trasformarlo in un centro specializzato di chirurgia della mano. Un plauso al dottor Pedrazzini e a tutta la sua équipe, per l’impegno costante e l’ambizione di fare sempre meglio a vantaggio dei servizi e delle cure ai pazienti. Questo riconoscimento premia i lavoratori dell’Oglio Po che con dedizione svolgono quotidianamente una professione difficile e complessa».
Non è un caso che l’ortopedia dell’Oglio Po, negli ultimi anni, è divenuta anche un punto di riferimento per molti sportivi di fama nazionale e mondiale. Fra gli atleti che si sono rivolti all’ospedale di Casalmaggiore per problemi ortopedici ricordiamo Federica Cesarini, oro olimpico in carica e campionessa mondiale di canottaggio; Jenny Lavarda, campionessa mondiale di scalata libera; Massimo Bianconcini, campione del mondo del salto con la moto solo per citarne alcuni. Da segnalare inoltre Alessio Ponta e Leonardo Fini dei Riot Riders, che venti giorni fa hanno ottenuto il guinness mondiale di free style da Jerry Scotti. L’ultimo in ordine di tempo è il campione Jonathan Ceccotto – pilota motociclistico e automobilistico – che questo venerdì mattina è stato operato al tunnel carpale dall’équipe dell’Oglio Po, intervento concluso con ottimo esito.
«L’ortopedia di Oglio Po non si occupa solo di chirurgia della mano e di traumatologia sportiva», aggiunge Pedrazzini. «Fra le pratiche più frequenti ci sono gli interventi artroscopici e di protesica per il trattamento delle principali patologie ortopediche e traumatologiche dall’infanzia all’età avanzata».

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21/03/2023
21/03/2023
DIVERSI MA INSIEME: GLI ASSISTENTI SOCIALI DI ASST CREMONA SI RACCONTANO
"Rispettare la diversità attraverso un'azione sociale comune". Questo lo slogan della Giornata Mondiale del Servizio Sociale - che si celebra oggi 21 marzo 2023 – che riassume il ruolo delicato e insostituibile degli assistenti sociali, professionisti che lavorano anche all’interno dell’Asst di Cremona e si prendono cura quotidianamente di situazioni di fragilità, spesso ad alta complessità.
Il servizio sociale aziendale può contare su 16 professionisti che lavorano all’interno degli Ospedali di Cremona e Oglio Po, nei consultori familiari, nei Centro Psico Sociali (CPS) e Servizi Dipendenze (SerD) territoriali, in Neuropsichiatria Infantile e nella Casa Circondariale di Cremona. Numerosi i percorsi e i progetti in cui sono coinvolti, ad esempio: dimissioni protette, genitorialità, supporto alle fragilità psichiche, sostegno alle famiglie con minori disabili, aiuto nei percorsi di riabilitazione dalle dipendenze, protezione e tutela giuridica.
«Diversi ma insieme, considerando tutti e tutto, nessuno escluso». Come sottolinea Gianmario Pedretti (Dirigente delle professioni sanitarie e sociosanitarie del polo territoriale), l’attività degli assistenti sociali «si svolge in stretta sinergia con il personale sanitario, i servizi territoriali ed il terzo settore. Lavorano in un'ottica di rete e di prossimità, al fine di costruire progetti di salute centrati sui bisogni e risorse della persona».
CRESCE IL BISOGNO DI ASSISTENZA
La presenza capillare del servizio sociale risponde ad un crescente bisogno di assistenza riscontrato su scala territoriale. I dati lo confermano: nell’arco del 2022 il servizio sociale dell’Asst di Cremona ha ricevuto dal servizio Dimissioni Protette 2350 segnalazioni di pazienti fragili, di cui 35 afferenti all’area materno-infantile. A queste si aggiungono 36 richieste di nomina di assistente di sostegno in urgenza sanitaria.
«Questo tipo di utenza e di richiesta è decisamente aumentata nel corso degli ultimi anni - commenta Pedretti – perché è cresciuto il livello di complessità sociosanitaria dei nuclei familiari a carico del servizio. Si tratta in prevalenza di persone sole e in contesti di precarietà economica, correlata agli effetti sul lungo termine della pandemia. Ciò trova riscontro nell’evoluzione sociodemografica del nostro territorio, sempre più caratterizzata dalla presenza di persone over 75, spesso senza una rete di supporto familiare o solidale». A questo si aggiungono le fragilità emerse nell’ambito della salute mentale e delle dipendenze (SerD) che in fase post pandemica ha rimarcato un netto aumento degli accessi (ad oggi +17% rispetto al 2022), soprattutto tra gli adolescenti e tra gli anziani.
“È UN LAVORO DI CURA”
Come spiega Manuel Paletti, assistente sociale del Servizio Dipendenze di Cremona, «Il nostro compito è sostenere e accompagnare le persone in momenti di fragilità e difficoltà, con l’obiettivo di prevenire, ove possibile, situazioni di criticità. È un lavoro di cura: l’assistente sociale non si sostituisce alla persona, ma la affianca per aiutarla a sviluppare al meglio il proprio potenziale, nel rispetto dei diritti civili, politici, economici e sociali, delle diversità e delle possibilità di determinare la propria direzione, o cambiare strada».
Per Manuel «Questa professione offre una crescita continua – commenta – ogni storia è diversa e ogni esperienza è un’occasione per imparare qualcosa di nuovo. Per fare questo lavoro è necessario essere professionisti molto preparati, in grado di affrontare le complessità della società in cui ci muoviamo e dei bisogni che incontriamo».
Tra le attività in capo agli assistenti sociali del SerD, c’è il servizio di supporto psicosociale e reinserimento rivolto ai detenuti della casa circondariale di Cremona: «Alla base di questo - aggiunge Manuel - c’è l’idea che a fronte di uno sbaglio, la persona possa avere anche l’opportunità di lavorare su sé stessa e riparare la frattura creata con la società. In collaborazione con psicologi ed educatori, cerchiamo di costruire con loro un percorso individuale utile a ritrovare il proprio spazio e la propria direzione orientata al mondo. La responsabilità personale non è un punto di partenza ma un punto di arrivo, da costruire man mano».
“L’ACCOGLIENZA È LA PRIMA COSA”
Aurelia D’Avola, da tre anni assistente sociale presso il Consultorio di Casalmaggiore, ha scelto questa professione oltre 25 anni fa. «Ciò che mi piace è l’idea di aiutare gli altri – afferma - Costruire una rete per rispondere alle richieste che arrivano dall’utenza, in genere molto complesse. Le collaborazioni create all’esterno del consultorio sono parte di questa attività, che si rivolge tanto ai singoli quanto ai nuclei familiari».
Negli ultimi anni la professione ha vissuto un profondo cambiamento, soprattutto su impulso dell’emergenza sanitaria: «Forse dal punto di vista sanitario la pandemia ha davvero allentato la presa – prosegue Aurelia – Ma dal punto di vista sociale e sociosanitario stiamo raccogliendo tantissime segnalazioni, soprattutto relative agli adolescenti e alle famiglie. L’accoglienza è la prima cosa: uno dei principi del servizio sociale è l’autodeterminazione, ovvero la capacità della persona di prendere consapevolezza di sé per rispondere al bisogno che porta alla nostra attenzione. Il nostro compito è essere presenti e accompagnarli nelle loro scelte».

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20/03/2023
17/03/2023
TRAUMATOLOGIA: ALL’OSPEDALE DI CREMONA LA FORMAZIONE È “MOBILE”
Venerdì pomeriggio l’ospedale di Cremona è diventato sede privilegiata per una suggestiva formazione sul campo, a bordo dei truck didattici del centro di Training Mobile di Traumatologia Stryker (MEC). Organizzata in collaborazione con l’Ortopedia e Traumatologia di Cremona diretta da Erika Maria Viola, la demo educazionale rientra nell’ambito di un tour formativo organizzato in tutta Europa, che ora fa tappa a Cremona, tra le prime città italiane ad essere coinvolta.
Aperta agli ospedali di Cremona, Oglio Po, Brescia e Mantova, l’iniziativa ha coinvolto circa sessanta persone: oltre a chirurghi ortopedici, specializzandi, strumentisti, hanno partecipato venti studenti di Scienze Infermieristiche. Nel truck didattico parcheggiato all’esterno dell’ospedale è stata allestita una “sala operatoria” dotata di strumentazioni all’avanguardia, dove dopo una prima formazione teorica i partecipanti hanno potuto mettere in pratica quanto appreso.
IL PRESENTE E IL FUTURO DELLA TRAUMATOLOGIA
Cremona si colloca così in un percorso che coinvolge i migliori specialisti della traumatologia in dimostrazioni operative con tecnologie di nuova generazione. «Questa esperienza formativa illustra il presente e il futuro della traumatologia – commenta Viola – È un’occasione per sviluppare le proprie competenze e abilità attraverso simulazioni estremamente realistiche, che consentono di esercitare con maggiore sicurezza in sala operatoria».
Come spiega Viola, «quando si ha a che fare con la traumatologia occorre considerare una serie di varianti intraoperatorie, che possono incidere sensibilmente sulla pianificazione dell’intervento. Le nuove tecnologie a disposizione permettono di intervenire in modo più preciso e sicuro sul singolo segmento. Questo permette di semplificare il lavoro e anticipare eventuali imprevisti o complicanze. Mai come ora, la tecnologia è un importante alleato, che ci consente di migliorare le modalità d’intervento e di cura, a vantaggio del paziente».

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18/03/2023
17/03/2023
GIORNATA PER LE VITTIME DEL COVID: LA CURA PASSA ATTRAVERSO “GLI OCCHI”
Trenta ritratti, uno per ogni persona che ha condiviso con lei i giorni della pandemia. Attraverso l’arte, Bianca Minerva Giuranna, infermiera della Cardiologia di Cremona, ha trovato il modo di affrontare il dramma rendendo omaggio ai colleghi che con lei hanno vissuto i momenti più duri dell’emergenza sanitaria. Dei volti si distingue solo lo sguardo, l’unico appiglio per rimanere umani e non perdere il contatto.
Nel suo album da disegno compaiono medici, infermieri, operatori sanitari, compreso il personale che ogni giorno si occupava delle pulizie. Presenze silenziose, testimoni di ciò che accadeva in ospedale fra il 2020 e il 2021, diventano il simbolo universale di una storia condivisa e difficile da dimenticare.
È stata Manuela Besanzini, all’epoca coordinatrice infermieristica della Cardiologia (oggi lavora in Terapia Intensiva) a raccogliere la prima testimonianza di Bianca e a condividerla con l’ufficio Comunicazione e relazioni esterne dell’Asst di Cremona. Ed ecco una storia inedita e profonda da raccontare in occasione della Giornata nazionale per le vittime del Covid-19, perché la memoria si rinnova nel presente attraverso i piccoli gesti di vita quotidiana.
“AVEVAMO PAURA DELLE PAROLE”
Pastello su carta, Bianca ha ritratto fedelmente i lineamenti dei colleghi e delle persone che incontrava ogni giorno in corsia, lasciando agli sguardi il compito di raccontare ciò che non si riusciva a dire. «Avevamo tutti paura – racconta l’infermiera - Paura delle parole. Si sapeva così poco della nuova malattia. Parlare portava con sé il rischio di trasmettersi il virus». In reparto il silenzio prende il sopravvento: «Abbiamo imparato a comunicare con gli occhi, l’unica parte scoperta, ciò che rimaneva delle persone nascoste dietro mascherine, cuffie e occhiali di protezione».
Da qui prende forma l’idea di restituire un volto ai colleghi e alle tante persone che con lei stavano attraversando quel periodo drammatico: «Ho chiesto loro una foto, che a casa trasformavo in un ritratto. Disegnavo la sera, dopo il turno di lavoro. Era il mio modo per decomprimere la tensione, per elaborare tutto ciò che stava accadendo. Ho cercato di restituire loro un volto, di far uscire la bellezza delle persone».
DARE UN SENSO A CIÒ CHE ACCADE
Come sottolinea Bianca, «Questa pandemia ha colpito tutti, senza sconti né distinzioni». I primi disegni sono sul tono dell’azzurro, fino a virare in modo più deciso verso il verde e ad aggiungere una sfumatura rossa, in un accenno al tricolore. Quando li hanno visti, le persone ritratte si sono riconosciute subito: qualcuno ha sorriso, qualcuno si è commosso, altri hanno avuto bisogno di prendere le distanze da quelle immagini, per il dolore che portavano con sé.
«Riguardando i ritratti a distanza di tempo sembra tutto lontano, quasi surreale», commenta Bianca. «Via via ci siamo spogliati dagli strati, siamo tornati ad una sorta di normalità, ma alcune cose non si possono superare». Per questo ha deciso di continuare a disegnare: «Che sia musica o pittura, l’arte ha il potere di curare, di metterci in connessione e dare un senso a ciò che accade. A me ha permesso di affrontare le giornate, di elaborare il dolore per andare oltre. È il mio omaggio ai miei colleghi che non si sono arresi, nonostante tutto».
RICONOSCERSI IN UNO SGUARDO
«Vedere per la prima volta i ritratti realizzati da Bianca è stato emozionante», ricorda Manuela Besanzini, ex coordinatrice della Cardiologia. «I disegni si focalizzano sugli occhi, che erano l’unica parte riconoscibile di noi. Alcuni operatori sanitari dell’équipe hanno scelto di mettere il proprio ritratto come immagine di profilo di Whatsapp, quando era l’unico modo di restare connessi al mondo». Un modo per sentirsi più vicini, per ritrovarsi.
«Questi ritratti rappresentano uno dei modi possibili e profondi di entrare in sintonia con gli altri, per questo Bianca continua a disegnare anche se il peggio è passato», aggiunge Livia Cornale, la nuova caposala. «Lavoro in Cardiologia dal luglio 2021, il mio è l’ultimo ritratto aggiunto alla serie. Questo mi fa sentire parte dell’équipe, anche se non abbiamo condiviso i mesi della pandemia. Mi colpisce l’espressività dei disegni, comune a tutti. Come se sapessero parlare, rappresentare il passato e il presente…Sembra di rivederci, di rivedere tutto».
«Il gesto di Bianca è segno di una sensibilità profonda», commenta Gian Battista Danzi, direttore della Cardiologia. «L’ha fatto con passione, in modo genuino, come se disegnare fosse un modo per cercare di sopravvivere a quella situazione. Le sue opere sono una fotografia indiretta di una situazione che oggi sembra distante, ma è stata la dimostrazione della nostra impotenza di fronte a ciò che stava accadendo. Come molti colleghi cerco di allontanare quel ricordo, ma rivedere questi disegni è un modo più dolce per affrontare qualcosa che ancora non abbiamo superato».

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17/03/2023
17/03/2023
L’OGLIO PO È UN CENTRO DI CHIRURGIA DELLA MANO
La Società italiana di chirurgia della mano (SICM) ha riconosciuto l’Ospedale Oglio Po come undicesimo centro specializzato di chirurgia della mano della Lombardia, la regione italiana con il maggior numero di centri certificati.
Tradotto nella pratica, significa che la struttura complessa di Ortopedia e traumatologia diretta da Alessio Pedrazzini risponde a tutti i parametri per essere definita un centro di chirurgia della mano nazionale, a cui ci si può affidare per la qualità dei trattamenti e la professionalità degli operatori.
I criteri di valutazione adottati dalla Sicm sono essenzialmente tre: organizzazione e dotazioni strutturali, competenza per esperienza, competenza culturale.
«Questo importante riconoscimento nazionale – spiega Pedrazzini - si basa sulla casistica operatoria e sulla complessità dei trattamenti eseguiti. A questo si aggiunge un altro requisito obbligatorio, che comprende sia il numero delle pubblicazioni scientifiche sia i corsi di formazione e le lezioni tenute. Va ricordato che, da ormai sette anni, l’Oglio Po è sede di insegnamento universitario in collaborazione con la Scuola di specializzazione di ortopedia dell’Università degli studi di Parma. Un’attività che ha portato valore».
«Il raggiungimento di un simile risultato è dovuto senza dubbio al lavoro di un’équipe allargata e multidisciplinare, fatta da ortopedici, anestesisti, infermieri di sala operatoria, di reparto e gessisti», precisa Pedrazzini. Ed è a loro che il direttore generale dell’ASST di Cremona Giuseppe Rossi rivolge il suo ringraziamento: «Sono grato a tutti i professionisti che con competenza e capacità organizzativa hanno contribuito a far crescere l’Oglio Po, al punto di trasformarlo in un centro specializzato di chirurgia della mano. Un plauso al dottor Pedrazzini e a tutta la sua équipe, per l’impegno costante e l’ambizione di fare sempre meglio a vantaggio dei servizi e delle cure ai pazienti. Questo riconoscimento premia i lavoratori dell’Oglio Po che con dedizione svolgono quotidianamente una professione difficile e complessa».
Non è un caso che l’ortopedia dell’Oglio Po, negli ultimi anni, è divenuta anche un punto di riferimento per molti sportivi di fama nazionale e mondiale. Fra gli atleti che si sono rivolti all’ospedale di Casalmaggiore per problemi ortopedici ricordiamo Federica Cesarini, oro olimpico in carica e campionessa mondiale di canottaggio; Jenny Lavarda, campionessa mondiale di scalata libera; Massimo Bianconcini, campione del mondo del salto con la moto solo per citarne alcuni. Da segnalare inoltre Alessio Ponta e Leonardo Fini dei Riot Riders, che venti giorni fa hanno ottenuto il guinness mondiale di free style da Jerry Scotti. L’ultimo in ordine di tempo è il campione Jonathan Ceccotto – pilota motociclistico e automobilistico – che questo venerdì mattina è stato operato al tunnel carpale dall’équipe dell’Oglio Po, intervento concluso con ottimo esito.
«L’ortopedia di Oglio Po non si occupa solo di chirurgia della mano e di traumatologia sportiva», aggiunge Pedrazzini. «Fra le pratiche più frequenti ci sono gli interventi artroscopici e di protesica per il trattamento delle principali patologie ortopediche e traumatologiche dall’infanzia all’età avanzata».
