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ICTUS, «ASCOLTARE I SEGNALI DEL CORPO SALVA LA VITA»

Roberta con equipe Neurologia

Tipologia: Notizia

29 OTTOBRE 2025
GIORNATA MONDIALE CONTRO L’ICTUS

LA STORIA DI ROBERTA COLPITA DA TROMBOSI VENOSA A 20 ANNI E DIVENTATA MAMMA POCHI MESI DOPO

A questo link puoi vedere il video https://youtu.be/ZcqCKh923tM

 

Arrivare presto in ospedale è stato fondamentale. A Cremona attivo il «codice Ictus» che coinvolge molti specialisti. Il percorso di emergenza parte dal pronto soccorso.

Luglio 2024, un lunedì mattina come tanti quando Roberta, 20 anni, stava uscendo di casa per andare al lavoro, ma un mal di testa insolito e molto forte l’ha fermata. «Partiva da destra e mi prendeva tutto il collo. Non riuscivo a girarmi, a muovere braccia e gambe, persino gli occhi mi facevano male se cercavo di spostare lo sguardo», racconta, mentre abbraccia Giulia, la bimba che ha dato alla luce poco più di un mese fa.

Quel lunedì mattina, per fortuna, Roberta ascolta i segnali del corpo e insieme alla mamma, decide di andare subito al pronto soccorso dell’Ospedale di Cremona: «Ogni tanto penso, chissà cosa sarebbe successo se fossi andata al lavoro».

Roberta, ha deciso di raccontare la sua storia nella Giornata Mondiale dell’Ictus perché la prevenzione e il riconoscimento dei sintomi sono fondamentali, non bisogna stancarsi di parlarne e spiegare.

 

DIAGNOSI SUBITO E TRATTAMENTI PERSONALIZZATI

All’arrivo in Pronto Soccorso Roberta viene prontamente presa in carico: dopo l’accettazione al triage, viene chiesta la consulenza neurologica e vengono eseguiti alcuni accertamenti diagnostici, compresa una Tac cerebrale con mezzo di contrasto e un’AngioTac. Roberta si sente male a causa di una trombosi venosa cerebrale, una condizione che provoca un «ingorgo» nel sistema venoso del cervello e può portare a Ictus ischemici o emorragici.

«La trombosi venosa cerebrale è una patologia rara (una forma insolita di Ictus) più frequente nelle giovani donne – spiega Alessia Giossi, neurologa referente della Stroke Unit di Cremona. Statisticamente si verifica in 1-1,5 casi ogni 100.000 persone. Il sintomo più comune è un mal di testa persistente, diverso dal solito; ma possono associarsi anche altri sintomi come deficit neurologici o crisi epilettiche. La diagnosi precoce è fondamentale, perché consente di attivare tempestivamente i trattamenti più adeguati che vengono personalizzati in base alle caratteristiche del paziente come età e condizione fisica». Nel caso di Roberta è stato necessario un ricovero in Stroke Unit per un monitoraggio attento e costante, durante il quale ha cominciato la terapia anticoagulante sotto la sorveglianza del Centro TAO diretto da Sophie Testa.
 

TROMBOSI E GRAVIDANZA, SORVEGLIA IL CENTRO TAO

A sei mesi dalla diagnosi, Roberta scopre di essere incinta e insieme alla gioia arriva il timore di gestire la gravidanza in presenza della sua patologia. Per questo ha chiesto aiuto agli specialisti che l’avevano curata in neurologia, al ginecologo e centro TAO per definire insieme la migliore strategia farmacologica. «Da alcuni anni all’Ospedale di Cremona – spiega Testa– è attivo un ambulatorio congiunto fra il centro TAO e la ginecologia, pensato per garantire la massima sicurezza possibile a madre e bambino e ridurre al minimo il rischio di embolie polmonari durante la gravidanza».

Nel caso di Roberta, la sorveglianza è stata particolarmente stretta, con controlli regolari insieme alle ostetriche, per monitorare la gravidanza e l’andamento della terapia anticoagulante, adattata alle esigenze della gestazione, del parto, e del post-parto. «A più di un anno dalla trombosi, stiamo valutando la possibilità di sospendere definitivamente la terapia alla paziente» conclude Testa.

 

UNA FELICITÀ CHE FA SCOPPIARE IL CUORE

Dopo la trombosi, per Roberta diventare mamma è stata una gioia doppia, al punto che spiega «quando in sala parto mi hanno messo in braccio Giulia mi è scoppiato il cuore per la felicità». È per questo che tiene in modo particolare a far arrivare il suo messaggio a più persone possibili: «ascoltate il vostro corpo, non sottovalutate i segnali e i sintomi, soprattutto se insoliti. Se qualcosa non va, meglio rivolgersi al medico o andare subito in pronto soccorso. Può davvero salvare la vita».
 

«CODICE ICTUS», TANTI SPECIALISTI LAVORANO INSIEME

Il Codice Ictus è specie di parola d’ordine, una chiave che apre le porte al paziente e garantisce l’attivazione a catena di una corsia preferenziale dentro l’ospedale: quello che si deve fare lo si fa subito. «I sanitari di Areu inviano dal territorio una pre-notifica in ospedale, così anche il tempo di trasporto in ambulanza serve a prepararsi per agire in fretta» - aggiunge Giossi.

A mettere in pratica il Codice Ictus sono diversi specialisti e infermieri: dal personale del 112 (Areu) e del Pronto soccorso, agli operatori di neurologia, neuroradiologia, anestesia e di fisioterapia». Un percorso multidisciplinare consolidato che vede la Neurologia diretta da Stefano Gipponi centro di riferimento per il sud della Lombardia. «Non sempre è necessario ricorrere all’intervento di trombectomia – aggiunge Giossi. In genere, appena il paziente arriva in ospedale, si procede con la trombolisi, ossia con l’iniezione in vena di un farmaco che scioglie il trombo».

L’Ictus è un evento improvviso, si può prevenire attraverso un corretto stile di vita, alimentazione, movimento. Ipertensione, obesità, diabete, fumo e abuso di alcool sono fra i principali fattori di rischio, ma ci può essere anche una predisposizione genetica. Ogni anno in Italia oltre 185 mila persone vengono colpite da ictus, l'80% sono nuovi casi mentre il resto è costituito da recidive.

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Responsabile della pubblicazione: Comunicazione

Ultimo aggiornamento: 29/10/2025