«UNA STORIA CHIARA» E LA NECESSITÀ DI RACCONATRE COME CI SI SENTE

Tipologia: Notizia
LE HAPPY NEWS TORNANO AL PAF
QUANDO SCRITTURA, TEATRO E ILLUSTRAZIONE SI FANNO CURA
Un incontro per vedere e conservare l’essenza dei gesti quotidiani.
Per imparare che la paura si può trasformare in desiderio di vivere. Per dialogare
di salute mentale leggendo i giornali alla ricerca di buone notizie.
Vi aspettiamo il 7 giugno 2025 alle ore 10 nel cortile del Centro Fumetto a Cremona
«Cosa ti fa felice, Chiara?» chiede alla figlia Gianluca Galimberti autore di «Una storia Chiara. Amare di Più». «La mela che mangio» risponde lei, con la semplicità di chi sa stare nel presente in modo essenziale, dentro una vita piena.
Parte da qui il viaggio delle Happy news, laboratorio di lettura promosso dall’Area riabilitativa della salute mentale dell’Asst di Cremona che, anche quest’anno, partecipa al Porte Aperte Festival (PAF). L’appuntamento è per sabato 7 giugno 2025 alle ore 10 nel cortile del Centro Fumetto "Andrea Pazienza" di Cremona (Via Palestro, 17).
Ad aprire l’incontro saranno Giulia Cabrini (scenografa e illustratrice), che ha realizzato le bellissime tavole pubblicate nel libro eMattia Cabrini (attore e regista) che ha curato la rappresentazione teatrale del testo, andata in scena nel maggio scorso al teatro cinema Filo di Cremona. A seguire, in un percorso che può sembrare al contrario ma non lo è, Galimberti spiegherà il significato della scrittura terapeutica e di come anche per chi legge possa diventare memoria profonda, gioia vitale, colori, musica e lacrime che finiscono nel mare.
IL VUOTO E LO STUPORE DELLA VITA IN DONO
«Una storia Chiara» è un racconto denso e commovente che inizia con la scomparsa improvvisa di Chiara, 19 anni, a causa di un malore, nel novembre del 2024. «Un vuoto enorme e lo stupore infinito per il dono che è stata. Ed è ancora» - scrive Galimberti che spiega «è indispensabile che questo vuoto permanga in me e che io lo senta. Per questo scrivo e poi leggo ad Anna e condivido con Marco e Giovanni» (che sono la mamma e fratelli di Chiara). Chiara è una ragazza piena di passioni e interessi, forte e fragile, ama andare in tandem nelle giornate di sole, abbraccia forte le persone, ha la sindrome di down e le piace galleggiare nell’acqua con i braccioli, a pancia in su per guardare il cielo.
DAL DOLORE ALLA MERAVIGLIA, LE PERSONE NON FINISCONO MAI
Se è vero che dal dolore e dalla paura si impara la vita, ci si chiede: per imparare a vivere è necessario soffrire così tanto? E ancora «che cos’è pregare se non essere dentro la persona cara? Dopo la fine c’è un dolore e qualcosa che inizia, in modo diverso e faticoso. Chi è stato carne e sangue e pensiero accanto a noi non finisce mai davvero, ricomincia sempre nei gesti, nei ricordi e nelle cose che si possono fare insieme agli altri, mettendo la propria «abilità» e al contempo «disabilità» al servizio degli altri.
Per Giulia Cabrini «illustrare questo libro non è stato un lavoro come un altro. Con qualche esitazione e difficoltà, dal dolore sono passata alla meraviglia della storia, con il massimo rispetto. Non conoscevo Chiara, mentre disegnavo imparavo a conoscerla. Oggi mi sento di dire che l’ho conosciuta».
A TEATRO UNA STORIA PARTICOLARE DIVENTA UNIVERSALE
«Sono entrato in contatto con il testo di “Una storia Chiara” molto prima che diventasse un libro. Ho subito pensato a una lunga lettera d’amore di un padre che scrive alla figlia. Il racconto di una relazione profonda e unica che conteneva simboli universali e autentici nei quali tutti potevano riconoscersi: la cura, le cose semplici, l’intimità famigliare» – racconta Mattia Cabrini. La rappresentazione teatrale ha permesso di far vedere al pubblico un rapporto personale attraverso caratteristiche identitarie per l’umanità. Soprattutto ha permesso di dare un nome a quel dolore e a quell’assenza. «A differenza di Giulia conoscevo Chiara con la quale collaboravo nel gruppo di teatro integrato dell’Associazione Giorgia. Era un’attrice generosa, capace di improvvisare e seguire il copione con molto rigore. L’unico rimpianto è non aver fatto uno spettacolo con Lei che possedeva una teatralità molto caratteristica. È mancato il tempo» – aggiunge Cabrini. «La messa in scena in qualche modo ha significato fare qualcosa con Chiara. Questo è accaduto insieme alla Compagnia dei piccoli, all’Associazione Giorgia e Il Carrozzone degli artisti»
IL DIRITTO DI ESPRIMERSI, LA DIFFERENZA È RICCHEZZA
«La necessità di esprimersi degli esseri umani è il filo rosso che tesse la trama di questo incontro unendo tutti e tutte. Una necessità che spesso si fa urgenza ed è un diritto, sempre» spiega Stefania Mattioli (responsabile Comunicazione e Relazioni Esterne dell’Asst di Cremona e moderatrice dell’incontro). «Sabato mattina sarà l’occasione per parlare di scrittura terapeutica, illustrazione e teatro in quanto possibili linguaggi per raccontare come ci si sente, nella consapevolezza che i modi per dire sono mille e che ogni persona può e deve trovare il suo».
«La differenza è ricchezza e merita attenzione: sono il contesto, il comportamento lo sguardo delle persone a generare disabilità e stigma. Questo vale in qualsiasi condizione di salute, fragilità o malattia» - conclude Mattioli. Ecco il senso di aver messo insieme al Paf «Una storia Chiara» e il laboratorio di lettura “Happy News” condotto dall’educatore Francesco Casali con la collaborazione dello psicologo Roberto Pezone (responsabile clinico delle Strutture riabilitative psichiatriche) degli utenti, dei famigliari e delle associazioni Come Together e Di.Diapsi. Lo scopo comune è promuovere la cultura della cura contro il pregiudizio.
Ultimo aggiornamento: 05/06/2025