GIORNATA MONDIALE DELL’OSTEOPOROSI: COME CONTRASTARE LA MALATTIA SIELNZIOSA

Tipologia: Notizia
Il 20 ottobre si celebra la Giornata mondiale dell’osteoporosi. Si tratta di una patologia ossea estremamente diffusa: secondo i dati raccolti dal Ministero della salute, nel nostro Paese colpisce circa 5 milioni di persone (circa l’8,1% della popolazione). In otto casi su dieci, si tratta di donne in menopausa.
L’incidenza della patologia aumenta progressivamente con l’avanzare dell’età: causa alterazioni della microarchitettura del tessuto osseo, compromettendone la resistenza. Le cosiddette “fratture da fragilità” (che interessano principalmente vertebre, femore, omero, ossa del polso e della caviglia) hanno rilevanti conseguenze sia in termini di mortalità sia di disabilità motoria, con elevati costi sanitari e sociali.
UNA “BANCA” DA PRESERVARE
Letizia Maninetti, Responsabile del Centro Endocrino-Metabolico (CEM) e dell’ambulatorio Osteoporosi all’Ospedale di Cremona, descrive questa patologia come una “malattia silenziosa”, che per essere curata necessita di una buona prevenzione e - se diagnosticata - di cure adeguate.
«Le nostre ossa - spiega - non sono impalcature rigide e statiche, ma sono sottoposte ad un continuo rimodellamento ad opera delle popolazioni cellulari che producono e riassorbono continuamente nuovo tessuto osseo. È un processo in divenire, da cui dipende il mantenimento delle caratteristiche - leggerezza, robustezza e flessibilità - che ci consentono di muoverci e compiere le azioni quotidiane».
Il tessuto osseo è come fosse una “banca” da creare nelle fasi favorevoli della nostra vita, da spendere quando, con l’avanzare dell’età, inizia la fase di riassorbimento o la salute del tessuto viene compromessa dalla presenza di altre patologie.
«Con periodo favorevole, facciamo riferimento ai primi trent’anni di vita - precisa Maninetti - quando l’individuo raggiunge il picco massimo di massa ossea in uno stato di buona salute. Questo accade se vengono sommati una serie di fattori: buon assetto ormonale, peso adeguato e una corretta alimentazione, ovvero che apporti una giusta dose di calcio e fosfato (contenuti, ad esempio, in latticini e acqua)».
DAI 30 AI 50 ANNI: OBIETTIVO MANTENIMENTO
Tra i 30 e i 50 anni l’obiettivo è mantenere ciò che si è creato durante la fase di sviluppo, prestando sempre attenzione agli stili di vita, alle eventuali insorgenze di patologie e ai possibili effetti derivati dall’assunzione di farmaci che possono condurre precocemente al riassorbimento osseo.
FRATTURE: SEGNALI DA NON SOTTOVALUTARE
Dopo i cinquant’anni, con l’arrivo di menopausa e andropausa, lo spettro delle patologie che possono danneggiare la massa ossea si amplia: dalle malattie endocrinologiche ed ematologiche a quelle polmonari, senza dimenticare le patologie neoplastiche o quelle che richiedono la prescrizione di cure che comportano il blocco della produzione ormonale, o ancora farmaci cortisonici spesso somministrati per asma bronchiti e patologie reumatologiche.
Il medico di famiglia è la figura fondamentale per valutare il rischio di perdita di massa ossea. Conosce le nostre patologie e i farmaci che assumiamo, sta a lui capire se siamo a rischio di osteoporosi e nel caso prescrivere esami densitometrici, utili a capire se la nostra perdita ossea è già fragile. La frattura, infatti, è un campanello di allarme tardivo, che ci mette nelle condizioni di affrontare il problema troppo tardi.
«In caso di trauma a bassa intensità un osso sano non dovrebbe rompersi - spiega Maninetti. Ma nel caso in cui accada a causa di una scarsa salute ossea, questo tipo di evento può causare un “effetto domino”, soprattutto nei pazienti anziani, con il concatenarsi di complicanze sanitarie che potrebbero compromettere la piena ripresa dell’arto o, addirittura, della persona».
TERAPIE EFFICACI, MA SERVE COSTANZA
Sebbene oggi non esistano terapie risolutive per l’osteoporosi, quelle in uso consentono di ridurre anche del 60-70 per cento il rischio di rottura ossea. «Sembra banale – aggiunge Maninetti - ma la prima cosa da fare è rispettare la terapia. Uno de problemi più grandi nella gestione della malattia è la scarsa aderenza a quanto prescritto dal medico. Oltre a rispettare il piano terapeutico, è importante insistere sull’educazione del paziente per la salute delle ossa, che, come abbiamo sottolineato, deve iniziare precocemente e accompagnarlo per tutta la vita.
L’AMBULATORIO PER L’OSTEOPOROSI
L’ambulatorio per l’osteoporosi gestito da Letizia Maninetti e Chiara Zeliani si occupa di pazienti con osteoporosi secondaria, fratturati o ad alto rischio e si trova presso l’Ospedale di Cremona (6° piano, lato destro).
Si accede con l’impegnativa del medico di base, con indicazione di “Visita internistica ambulatorio osteoporosi”. La visita è prenotabile tramite call center regionale (800 638 638, attivo dal lunedì al sabato, dalle 8 alle 20) o direttamente agli sportelli del CUP di Cremona, aperti dal lunedì al venerdì, dalle 7.30 alle 8.30 e il sabato, dalle 7.30 alle 12.30.
Ultimo aggiornamento: 16/10/2024